lunedì 4 aprile 2011

L’appropriazione indebita dei meriti

Cosa fa la magistratura associata con i magistrati integerrimi e coraggiosi quando questi vengono assassinati si sa benissimo: si appropria dei loro meriti, dando luogo all’abuso per il quale quando qualcuno si permette di chiedere conto “alla Magistratura” di qualcosa di cui debba vergognarsi, essa invoca la memoria dei suoi martiri, dicendo che “la Magistratura ha pagato a caro prezzo il suo eroismo”. Ma non è la verità, perché non è “la Magistratura” ad essere o essere stata “eroica” e men che meno ad aver pagato prezzo alcuno per nulla; a farlo sono stati alcuni singoli magistrati, che prima di essere assassinati erano stati clamorosamente e rumorosamente isolati dai loro colleghi. Per tutti, basti citare qui le vicende del Procuratore di Palermo Gaetano Costa, lasciato solo a firmare dei fermi particolarmente “impegnativi”, e del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che lasciò un diario con le prove del suo isolamento da parte dei vertici degli uffici giudiziari di Palermo. Ma certo è significativa anche la storia del Sostituto Procuratore Giangiacomo Ciaccio Montalto: all’indomani del suo assassinio un collega del suo stesso ufficio è stato arrestato perché a casa gli sono stati trovati un’arma con la matricola abrasa e un mucchio di soldi incartati in un giornale.
E il Procuratore Capo, vi chiederete? Promosso Presidente di Sezione in Cassazione!
E in Cassazione, come Sostituto Procuratore Generale, è andato anche il Procuratore di Palermo Giammanco, che faceva fare anticamera a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

di Felice Lima (Giudice del Tribunale di Catania)









Chi può scrivere ciò?

«Esiste l'uomo nero ed esistono le donne stupide. Una di queste mi ha appena scritto: "non mi inserisca nel gruppo che ha creato solo per vendere il suo libro... non sono interessata." Cretina, che Dio sia buono con te è ti consenta di non essere mai stuprata, picchiata, ammazzata. Le donne come te, solo a cosce forzatamente aperte, capiscono il valore di chi lotta per loro. E comunque, le donne come te, non meritano una come me: ma io ci sono ugualmente, perché sono migliore.» 

Che dire? Vittorio fa proseliti, anche lui scrive libri, ma conosce la differenza tra la "e" congiunzione e la "è" verbo. Un consiglio spassionato: prima di scrivere ci pensi un po' su, la composizione, di getto e non solo, non le appartiene. Se proprio si vuole cimentare nell'arte dello scrivere: assuma un correttore di bozze. Per i contenuti: si arrangi! Ah, dimenticavo: si vergogni!

NdA: si chiede scusa per il colore di sfondo, ma era l'unico che risultava più appropriato.