Nel tempo le “cose” o, per essere più precisi, le parole assumono un significato diverso fino a diventare accomodanti o, se vogliamo, adattabili alle circostanze e questo grazie anche alla capacità di chi le usa non senza un “sottile gioco” basato sull’equivoco. Ascoltando il pensiero del ministro Tremonti “sul posto fisso” e quanto detto da chi ha riportato e commentato la notizia, se così la si può definire, sono stato assalito da un dubbio: ma di cosa stanno parlando? questo non perché non fosse chiaro che si stesse parlando di lavoro e non di telefonia ma perché, “da quando è mondo il mondo”, con il termine “posto fisso” si è sempre indicato il lavoro svolto alle dipendenze dello Stato o, quanto meno, del “comparto” pubblico. Nessuno! nemmeno la mente più fervida, l’animo più speranzoso o quel immaginario collettivo può aver creduto che si stesse parlando di cosa diversa. Anche perché, se così non fosse, sarebbe opportuno, quanto meno, che qualcuno indicasse il momento storico in cui possono essere riscontrare le condizioni, anche minime, che possano aver fatto pensare che un contratto a tempo indeterminato, stipulato con un’impresa privata, potesse garantire ad un dipendente il “posto a vita”. Perché è di questo che si sta parlando? o no? una “condizione lavorativa” che al variare dei fattori che la influenzano o che potrebbero influenzarla rimane imperturbabile. Un “concetto” non riscontrabile, quanto meno, in una realtà di “mercato” e ciò posto, senza timore di essere smentito, si può affermare che non è, nemmeno, ipotizzabile. Eppure, stando a quanto ascoltato in questi giorni, sembrerebbe che questa utopia fosse una realtà. Mi chiedo: come si fa a generare, da un semplice pensiero, un oceano di vacuità? I media, con i commenti “dotti” e le solite “ospitate”, hanno fatto a gara nel far credere tutto ed il contrario di tutto. La celebrazione del politicamente scorretto. Affermo ciò, non perché creda o voglia far credere, a differenza di altri, che la politica sia il “male assoluto” della nostra società ma perché penso, fermamente, che il vero problema siano tutti coloro che si ostinano a voler far politica facendo male anche il proprio “mestiere”.
domenica 25 ottobre 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento