E’ preferibile un’acqua di Colonia ad un Profumo troppo “forte”, così potremmo riassumere quanto sembrerebbe sia successo, alla Unicredit, in questi ultimi giorni. Un fulmine a ciel sereno. Adesso tutti a chiedersi: «Perché l’amministratore delegato della più grande banca italiana, seconda in Europa, viene “sollevato” dal suo incarico?» Una cosa è certa: è stato mandato via! La riprova è la sua sostanziosa buonuscita che, ampiamente prevista contrattualmente, non percepirebbe se si fosse dimesso. Quindi nulla di scandaloso, ma tutto secondo logiche tipiche di un certo “mondo”. Alla luce anche di quanto è successo negli U.S.A., mi chiedo: quali sono i criteri per stilare la classifica dei banchieri più “meritevoli”? Non ho una risposta, ma la fantasia mi proietta immagini, forse, scontate e legate a luoghi comuni. Certe posizioni non si ricoprono se non per volere altrui. Un lavoro comunque impegnativo, quello dell’amministratore delegato, vista la mole del colosso bancario, con la sua presenza capillare sul territorio e la capacità di “rastrellare” denaro. Questo “divorzio” lascia dei dubbi e, tra questi, si potrebbe anche ipotizzare che, forse, Alessandro Profumo non avesse più il desiderio di continuare una sfida già, ampiamente, vinta e che abbia creato, ad hoc, le condizioni per poterne “uscire”, nel migliore dei modi. Autore, interprete e regista di un addio voluto. Certo, gli “ingredienti” per poter attribuire all’uno o all’altro azionista la “cacciata” ci sono e credo che la Lega stia, da par suo, accettando di buon grado questa responsabilità che alla lunga le farà aumentare il consenso nei “suoi” territori. C’è chi ancora non ha capito che di certa pubblicità, apparentemente negativa, la Lega ne sa fare virtù. In questo momento i “cultori”, del totoscommesse, sono già a lavoro per pronosticare la futura “occupazione” di Alessandro Profumo, addirittura c’è chi lo vede alla guida del maggior partito politico di opposizione, immagino l’esclamazione di Piero Fassino: «Abbiamo una banca e adesso abbiamo anche il banchiere!»
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