giovedì 30 dicembre 2010
L'estrema sintesi (aforisma 53)
Il "niente" di alcuni è il "tanto" di molti. (Leonardo Bottiglieri, 29 dicembre 2010)
Così fan tutti
Un sereno Natale ed un prospero 2011 a tutti coloro che ne hanno bisogno, al resto: continuate così! (Leonardo Bottiglieri, 24 dicembre 2010)
L'estrema sintesi (aforisma 52)
Alla chimica, nobile scienza dell'intelletto, preferisco la fisica, prosaica e maleodorante ... natura. (Leonardo Bottiglieri, 16 dicembre 2010)
martedì 30 novembre 2010
L’estrema sintesi (aforisma 51)
In un mondo di gnomi basta poco per risultare fuori misura. (Leonardo Bottiglieri, 30 novembre 2010)
mercoledì 13 ottobre 2010
L'estrema sintesi (aforisma 50)
L'uso del contagocce è il metodo più efficace per "somministrare" la verità e tenere in "vita" una notizia. (Leonardo Bottiglieri, 13 ottobre 2010)
venerdì 8 ottobre 2010
L’estrema sintesi (aforisma 49)
Il “nostro” paese è come un sottomarino a compartimenti stagni e noi siamo quelli che nuotano in mare aperto. Il problema non è salire a bordo, ma farlo affondare. (Leonardo Bottiglieri, 08 ottobre 2010)
domenica 26 settembre 2010
GF: la casa più chiacchierata del mondo
Sarei tentato dall’esprimere il mio pensiero, in maniera sintetica e scurrile, affidandolo ad una locuzione molto cara al direttore del TG4, Emilio Fede, ma preferisco evitare perché, lasciarsi andare a certe tentazioni, potrebbe svilire il valore e l’importanza dei fatti. Malgrado gli innumerevoli: «ma chi se ne frega della casa di Montecarlo!», dichiarati a destra e a manca per ignoranza o bieco opportunismo, ci sono tutti gli elementi per poter pensare che l’appartamento, in Boulevard Princesse Charlotte n. 14, possa essere la punta emersa di un iceberg. Personalmente, senza fare dietrologia e rimanendo ancorato ai fatti, ritengo che tutta questa storia sia orfana delle dovute “pezze d’appoggio” e cioè di tutti quegli “atti” che giustifichino, in maniera inequivocabile, il perché di una scelta, a dir poco, discutibile. Un modus operandi apparentemente da sprovveduto, ma che invece dimostra come certe operazioni sono, da sempre, la strada maestra di chi si crede più furbo. Nel caso specifico sono stati commessi errori grossolani e tipici di chi pensa che il proprio “ruolo” lo renda inattaccabile, se non addirittura “invincibile”. Visioni di chi perde il contatto con la realtà proiettandosi nell’ultraterreno. C’è un detto che recita: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». Sembrerebbe che, chi ha agito, sia stato spinto da un desiderio incontrollato di emulazione, il discepolo che supera il maestro. Il ventaglio di ipotesi è vasto e variegato, come potrebbe darsi che sia solo un “uomo” che ha smarrito la propria identità ed è in balia di qualcosa o di qualcuno. In ogni caso non può assolutamente ricoprire il ruolo istituzionale che occupa, sarebbe un controsenso continuare a svolgere una funzione così importante dopo le ammissioni fatte in video. Questa è una storia che viene da lontano, forse, dal secolo XIX (leggasi decimonono).
venerdì 24 settembre 2010
Storia di un divorzio mai annunciato
E’ preferibile un’acqua di Colonia ad un Profumo troppo “forte”, così potremmo riassumere quanto sembrerebbe sia successo, alla Unicredit, in questi ultimi giorni. Un fulmine a ciel sereno. Adesso tutti a chiedersi: «Perché l’amministratore delegato della più grande banca italiana, seconda in Europa, viene “sollevato” dal suo incarico?» Una cosa è certa: è stato mandato via! La riprova è la sua sostanziosa buonuscita che, ampiamente prevista contrattualmente, non percepirebbe se si fosse dimesso. Quindi nulla di scandaloso, ma tutto secondo logiche tipiche di un certo “mondo”. Alla luce anche di quanto è successo negli U.S.A., mi chiedo: quali sono i criteri per stilare la classifica dei banchieri più “meritevoli”? Non ho una risposta, ma la fantasia mi proietta immagini, forse, scontate e legate a luoghi comuni. Certe posizioni non si ricoprono se non per volere altrui. Un lavoro comunque impegnativo, quello dell’amministratore delegato, vista la mole del colosso bancario, con la sua presenza capillare sul territorio e la capacità di “rastrellare” denaro. Questo “divorzio” lascia dei dubbi e, tra questi, si potrebbe anche ipotizzare che, forse, Alessandro Profumo non avesse più il desiderio di continuare una sfida già, ampiamente, vinta e che abbia creato, ad hoc, le condizioni per poterne “uscire”, nel migliore dei modi. Autore, interprete e regista di un addio voluto. Certo, gli “ingredienti” per poter attribuire all’uno o all’altro azionista la “cacciata” ci sono e credo che la Lega stia, da par suo, accettando di buon grado questa responsabilità che alla lunga le farà aumentare il consenso nei “suoi” territori. C’è chi ancora non ha capito che di certa pubblicità, apparentemente negativa, la Lega ne sa fare virtù. In questo momento i “cultori”, del totoscommesse, sono già a lavoro per pronosticare la futura “occupazione” di Alessandro Profumo, addirittura c’è chi lo vede alla guida del maggior partito politico di opposizione, immagino l’esclamazione di Piero Fassino: «Abbiamo una banca e adesso abbiamo anche il banchiere!»
giovedì 23 settembre 2010
L’estrema sintesi (aforisma 48)
Per assunto, amo la terra con tutto quello che c’è dentro, sopra ed intorno, ma ora mi attende un lungo lavoro di “catalogazione”. (Leonardo Bottiglieri, 23 settembre 2010)
martedì 21 settembre 2010
W Veltroni.
Oggi ci si domanda: «Come mai Walter Veltroni è ritornato, prepotentemente, sulla scena politica?» Ci lasciò con il suo slogan: «Si può fare!» Dando, negli ultimi anni, l’impressione di non essere più interessato alla politica attiva, ma di preferire una vita più “contemplativa”, invece eccolo qua! Pronto a rituffarsi nella mischia. Rigenerato o semplicemente tirato per la “giacchetta” dal suo amico Gianfranco Fini? Ho sempre creduto che il “centro” fosse un luogo dove ci si incontra con gli amici, dopo una giornata di lavoro o nei fine settimana, per trascorrere qualche ora in piacevole compagnia. «Ci vediamo stasera in centro!» La tipica frase che ognuno di noi avrà pronunciato o sentito. Invece, il “centro”, è quel luogo, per sua natura “neutro”, dove ci si riunisce per opportunismo ed è buono in ogni “stagione” della politica. C’è un aforisma che riassume, in maniera sintetica, la fase che il nostro paese sta attraversando o, se si vuole, dell’intera storia politica italiana e non solo: «Il nemico del mio nemico è mio amico». Eccolo il “trait d’union” che serve, in questo momento, alla “sinistra” per potersi trasformare in quel soggetto politico capace di riunire sotto un unico “cielo” le anime diverse e buone della politica italiana. Walter Veltroni è il principe, colui che in “silenzio” ha aspettato, “seduto”, sulla sponda del fiume. Non si può dire che abbia tramato, ma non mi meraviglierei se, davanti ad una bevanda, si sia lasciato andare a pensieri di rivincita, non tanto nei confronti del suo “nemico”, ma quanto dei suoi “amici” di partito. Walter Veltroni e Gianfranco Fini, il gatto e la volpe della politica italiana, gli artefici della “rinascita”, coloro che, prendendo il toro per le “corna”, sferreranno l’ultimo colpo, quello mortale. Eccoci arrivati alla resa dei conti. La sinistra, intesa nella sua accezione più ampia, dopo circa 20 anni trascorsi solo a “pensare”, sul come liberarsi del più grande problema che abbia mai afflitto la nostra repubblica, è ad un passo dal realizzare il “sogno”. Poi tutto sarà più semplice. Superato, ancora una volta un ventennio, ci sarà questa tanto agognata “primavera” che ci accompagnerà nella terra promessa. Finalmente, come d’incanto, tutti i nostri problemi saranno risolti e non dovremo più preoccuparci di nulla perché tutto andrà bene, ma la cosa più sorprendente è che, ancora una volta, ogni “nostro desiderio” sarà esaudito.
mercoledì 15 settembre 2010
Perché?
Ad una mia richiesta di "amicizia" su facebook mi son visto chiedere: «perché?»
Ho risposto: Perché ho chiesto la Sua amicizia? Perchè su 1600 "amici" ne conosco di persona solo 4 e non li frequento, ma in questo modo ho la possibilità di guardare, da innumerevoli punti di vista, ciò che mi circonda ed imparo a conoscermi meglio.
La mia risposta ha ricevuto un laconico: «bene».
L’estrema sintesi (aforisma 47)
L’aguzzino teme, della sua vittima, più di ogni altra cosa, la consapevolezza. (Leonardo Bottiglieri, 15 settembre 2010)
L’estrema sintesi (aforisma 46)
Quando il nulla si illumina c’è qualcosa che non va “nell’impianto elettrico”. (Leonardo Bottiglieri, 15 settembre 2010)
L’estrema sintesi (aforisma 45)
E’ più nobile non servire che essere legati ad un rapporto di servitù. (Leonardo Bottiglieri, 09 settembre 2010)
sabato 4 settembre 2010
The nutshell (aphorism 44)
The magnificence of the "creation" is equal to its fragility. (Leonardo Bottiglieri, 04 September 2010)
L'estrema sintesi (aforisma 44)
La magnificenza del “creato” è pari alla sua fragilità. (Leonardo Bottiglieri, 04 settembre 2010)
The nutshell (aphorism 43)
The words of a fool is characterized by a pronounced swagger and the typical "form" boomerang. (Leonardo Bottiglieri, 04 September 2010)
L'estrema sintesi (aforisma 43)
La frase dello stolto si contraddistingue per una marcata spavalderia e per la tipica "forma" a boomerang. (Leonardo Bottiglieri, 04 settembre 2010)
venerdì 3 settembre 2010
Dove si incrociano le “lame”
Al via la IV edizione di “X factor”, sempre più costola dell’isolano reality, anch’esso, targato Rai2. Come era prevedibile non mancano gli spunti per poterne, a torto o ragione, parlare. E’ scontato che i protagonisti non sono gli aspiranti “artisti”, portatori sani dell’X factor, ma i quattro famosi giudici che fin dalle prime battute fanno capire quale “aria” si respirerà. Subito la sig.ra Tatangelo risponde con un affondo, di fioretto, all’entrata a gamba tesa della sig.ra D’Abbraccio, nell’occasione “vestitasi” dei panni di produttore. Una reazione, quella della sig.ra Tatangelo, che denota una certa premeditazione e questo non perché la scena fosse prevista dal copione, ma per la reazione così immediata. La frase pronunciata è sembrata essere lì, sulla punta della lingua, pronta a “colpire” chiunque le fosse capitato a tiro. Una difesa giusta a fronte di un giudizio gratuito ed insensato. Era ed è scontato che, tra i “quattro”, la Tatangelo sia la più esposta ad un certo tipo di “tiro al bersaglio”, ma il suo aforisma è stato “troppo” visto il personaggio a cui era diretto. E’ stato quasi come sparare sulla Croce Rossa. Avrei preferito che l’avesse ammonita dicendole di non oltrepassare i limiti, ma senza tentare di annientare un donna con un’immagine di una “trasparenza” cristallina.
martedì 31 agosto 2010
Guappo di cartone, ovvero: “Fischi per fiaschi e lucciole per lanterne”.
“Eroi di carta” non è un titolo coniato da Alessandro Dal Lago, ma è semplicemente, da sempre, un modo di intendere e di indicare quelle figure “eroiche” che fanno parte del mondo dei fumetti, dei romanzi o della celluloide. Figure che nulla, o quasi, hanno a che vedere con la realtà. La Rita “nazionale”, nel 1997, ha cantato una canzone con lo stesso titolo dove nell’inciso recita: «Eroi di carta senza gloria»; quindi il termine in nessun modo, nemmeno per assonanza, può essere accostato al partenopeo “guapp ‘e carton”. Questa definizione la si deve a Raffaele Viviani che, nella commedia “Guappo di cartone” (1932), ritrasse col personaggio di Sanguetta un guappo stanco, vittima del proprio passato ed emarginato dopo la detenzione in carcere. Nel linguaggio di uso comune vi è l’abitudine di servirsi del termine “guappo di cartone” con il significato di gradasso. Sostanziale è la differenza tra “guappo” e “guappo di cartone”, è come l’essere e l’apparire. Inoltre nell’immaginario collettivo partenopeo il “guappo” non è un eroe, ma un individuo che “sfida” la legge ed impone le sue regole. Quindi mi sembra più che una forzatura, cattiva fede, voler a tutti i costi attribuire al prof. Dal Lago un uso improprio e di “cattivo gusto” del titolo dato alla sua disamina sul celeberrimo “Gomorra” di Roberto Saviano. Un antico proverbio napoletano recita: «’O barbiere te fà bello, ‘o vino te fà guappo e ‘a femmene te fà fesso».
domenica 15 agosto 2010
Giuliano Ferrara e le sue scuse a Claudia Fusani.
«L’insinuazione, chiarita ampiamente da altri, era efficace ma piuttosto bassa, e la parte migliore di me se ne scusa con la collega. Ma la parte peggiore voleva per un momento mettersi al livello di questa setta di croniste aguzzine che domandano al malcapitato di turno: “E con quei soldi che voleva farci?”. “Droga pesante e armi”, ho esclamato. La mia attenuante è questa: penso davvero che cattiva magistratura e cattivo giornalismo stiano facendo dell’Italia un oscuro stato di polizia.» (Giuliano Ferrara, 30 luglio 2010)
mercoledì 3 marzo 2010
I nuovi messia
Il Signore ha detto: «Chi non ha peccato scagli la prima pietra». Dopo circa 2000 anni un “signore”, in un suo libro, ha scritto: «Non esistono uomini innocenti, ma solo uomini che non hanno ancora confessato». Mi chiedo: «E’ plagio? o solo il delirio dell’onnipotenza?(!)».
domenica 28 febbraio 2010
L’estrema sintesi (aforisma 03)
Il “limite” è dato: dall’ignoranza o dall’opportunismo. (Leonardo Bottiglieri, 28 febbraio 2010)
Quando si dice: «La speranza è l’ultima a morire»
Vorrei chiedere all’On. Fini: «Sa quanti “danni e disastri” procura questa giustizia che “funziona”? E’ mai entrato in un aula di giustizia da semplice ed anonimo cittadino? E sempre come tale, ha mai fatto una denuncia?». Pensi! che, in tempi non sospetti, l’On. Giovanni Giolitti ebbe a dire: «Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano.» E’ evidente che le Sue affermazioni, On. Fini, rispondono perfettamente a “logiche di convenienza” perché Lei sa bene come funzionano le “cose”. Mai come in questo caso è d’obbligo una premessa: «Non ho mai votato per Berlusconi! e per la destra in generale!». Chi mi conosce sa che questa affermazione corrisponde al vero. Oggi, più che mai, sono convinto che il problema dell’Italia sono gli italiani. Un modus vivendi talmente radicato che l’On. Berlusconi rappresenta, stranamente, una speranza che spero non sia l’unica e nemmeno l’ultima.
L’estrema sintesi (aforisma 02)
La giustizia in Italia? E’ come sedersi ad un tavolo di poker con un baro! (Leonardo Bottiglieri, 27 febbraio 2010)
L’estrema sintesi (aforisma 01)
C’è chi va dove lo porta il cuore, chi invece si fa condurre dalla mente, il resto vanno tutti a piedi. (Leonardo Bottiglieri, 23 febbraio 2010)
domenica 14 febbraio 2010
La notte delle vacche nere
Oramai siamo alla frutta! Comici che parlano di bilanci e giornalisti che fanno teatro per far ridere la gente. Per carità! non sarò certo io a meravigliarmi di ciò e di ben altre cose che accadono nel nostro Paese ma sarebbe opportuno rammentare, a costoro, il detto napoletano che recita: "ca' nisciun è fess!" (per gli amici: "qua nessuno è fesso"). Si noti con quanta "nonchalance" il sig. Beppe Grillo sostiene la tesi che il "crack" finanziario della Parmalat era prevedibile e sotto gli occhi di tutti: «Parliamo del 2001 poi il crack è arrivato a dicembre 2003 ... andavo sulla Banca d'Italia a vedere i debiti ... erano tutti lì ... sul sito ... perché io sono passato come eroe europeo per aver detto delle stronzate? che sapevano tutti? ... io ho parlato con un... un... uno della Parmalat che ho detto il nome qui ... il latte lo fa la mucca il culo se le fatto la mucca la mucca dovrebbe essere risarcita». Si dice che la mente di un artista (perché Beppe Grillo è un "artista") sia attraversata da una linea di follia che lo rende unico ed inimitabile ma nel caso Parmalat, il "Grillo Parlante", avrebbe fatto meglio a "tacere" invece che avventurarsi per sentieri a lui palesemente sconosciuti dimostrando che la sua follia va ben oltre certi canoni e rasenta il delirio. E' chiara la difficoltà in cui si trova nel dover giustificare, alla magistratura, il modo in cui ha agito. Invece di rendere pubbliche le "confidenze" ricevute, denunciandole alle autorità competenti, ha preferito farle diventare materiale per i suoi spettacoli. Il sig. Beppe Grillo, per me, è colpevole quanto coloro che, attivamente, hanno determinato il disastro Parmalat: "non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo". Se bene non avesse l'obbligo giuridico (punti di vista) aveva quantomeno quello morale. Per essere chiari: con la sua condotta omissiva ha permesso che decine di migliaia di azionisti ed investitori fossero vittime di un reato. La sua è stata una vera e propria "omissione di soccorso" in quanto avrebbe dovuto compiere tutte quelle azioni a tutela o in aiuto di terzi che erano esposti ad un pericolo. Come si può ben vedere io parlo di omissione, non di omertà, questo perché il sig. Beppe Grillo è di Genova e non del "mio omertoso" Sud. Oggi è chiaro che, il comico genovese, è "entrato in politica" a difesa delle mucche e dei loro interessi. Mi chiedo: "si può ridere delle disgrazie altrui?". Sembrerebbe di si! Un detto antico recita: "il riso fa buon sangue" ed ecco che anche il sig. Marco Travaglio si è dato al teatro comico. Con fare collaudato ed una mimica facciale che ricorda il gatto Silvestro, intento a pregustare il tanto desiderato "bocconcino", parla anche lui del "caso" Parmalat e dice: «Vi basterà la scena finale del crack Parmalat cioè il giorno in cui sta arrivando la Guardia di Finanza nella sede legale ... arriva nella sede legale di Parma la Guardia di Finanza mandata dalla Procura di Milano si diffonde la voce: "sta arrivando la Guardia di Finanza" ... sentendosi perduti perché sta arrivando la Guardia di Finanza impugnano delle grosse mazze ... pensate in quali mani era la Parmalat». La cosa che più mi colpisce, nel racconto citato, è l'uso dei verbi: "sta arrivando" ed "arriva". Sembrerebbe, secondo la sequenza, che qualcuno avesse avvertito dell'arrivo della Guardia di Finanza: "sta arrivando". Poi "arriva" e nuovamente "si diffonde la voce: "sta arrivando la Guardia di Finanza". Questo più che un racconto sembra un "travaglio". Sono confuso, non so a cosa pensare e quindi concedo come attenuante, al cicerone, l'uso improprio dei verbi saltando, a piè pari, alla scena delle "grosse mazze". Come tutti ben sanno i "top manager" o perlomeno i manager previdenti hanno la "sana" abitudine di tenere a portata di mano, in caso di bisogno, delle "grosse mazze". Qui si potrebbero fare una serie infinita di considerazioni ma mi limiterò a chiedermi: «con tutto il tempo a disposizione (da quando il sig. Grillo lo ha raccontato al suo pubblico), le "grosse mazze" erano l'unico mezzo? non si poteva pensare a qualcosa di più "sofisticato" che si autodistruggesse come in "mission impossible"? con il passaparola una notizia quanto tempo impiega a diffondersi? agli spettacoli del comico genovese chi ci va? il crack Parmalat era davvero il "segreto di Pulcinella"?» Una notizia del genere avrebbe fatto gola a tanti, poteva essere uno "scoop" giornalistico, una "merce" di scambio o un mezzo per indurre a fare o a non fare e chissà a quante altre "applicazioni" sarebbe potuta servire. Improvvisamente sembra che fossero diventati tutti sordi, ciechi e muti. Una notizia data con il "silenziatore". Si potrebbe pensare che "qualcuno" avesse interesse a divulgare la notizia, attraverso canali non istituzionali, per "disinnescarla" del potenziale "dirompente" e renderla così inutilizzabile o perché oramai la "mucca Parmalat" aveva smesso di essere produttiva e di "speculazioni" ed altri "traffici" ipotizzabili non se ne potevano più fare e "conveniva" abbandonarla, in tal guisa, al suo inevitabile "destino". Pensate in quali mani era ed è... l'informazione.
domenica 7 febbraio 2010
Google: un robot, un algoritmo o semplicemente un deficiente
Maroni e il video-choc: «Un errore» La Iervolino: «Ne è valsa la ...
commento inviato il 06-11-2009 alle 05:16 da Leonardo Bottiglieri. via dai maroni! ... commento inviato il 04-11-2009 alle 03:36 da Leonardo Bottiglieri ...www.ilmattino.it/articolo
commento inviato il 06-11-2009 alle 05:16 da Leonardo Bottiglieri. via dai maroni! ... commento inviato il 04-11-2009 alle 03:36 da Leonardo Bottiglieri ...www.ilmattino.it/articolo
Questo è quanto viene evidenziato nell'indice di Google scrivendo il mio cognome e nome. Contiene due elementi: il primo mi manda via dai ..., il secondo mi attribuisce la paternità del commento. Cosa fare? Non è scemplice perché Google sembrerebbe un entità astratta. Ho più volte tentato di comunicare, così come altri milioni di utenti internet, con il motore di ricerca ma è inutile o forse impossibile per la quantità "infinita" di dati ma un tentativo ritengo che sia giusto farlo e quindi l'unica strada è quella giudiziaria. Sembrerebbero esserci tutte le condizioni per poter agire nei confronti di Google in quanto non è possibile utilizzare indebitamente il nome altrui senza subirne le dovute conseguenze sia di ordine civile che penale. Difficile? Forse! ma non impossibile. Staremo a vedere chi la spunta e se è possibile mettere un po' di rispettoso ordine nella Giungla Google.
sabato 9 gennaio 2010
Ripetita juvant
In questi giorni, ancora una volta in prima pagina, su un noto quotidiano nazionale troviamo il "cantastorie", per eccellenza, che si diletta a parlare di "mafie". Cosa può far pensare a lui come ad un esperto della "materia" non è dato saperlo. Una cosa è certa ed inconfutabile ha "scritto" un "romanzo" che ha riscosso un sucesso che va al di là di ogni ragionevole e più rosea previsione. Vorrei tentare, nel formulare un teorema, di dare una risposta a tutto ciò. Il "fortunato" editore che ha contribuito al successo di questo scritto è una gloriosa casa editrice italiana che come tutti ben sanno "appartiene" ad un noto imprenditore e politico italiano che molti indicano come colui che negli ultimi 40 anni è riuscito dal "niente" a creare un impero grazie ai soldi di dubbia provenienza. Poichè molti pensieri "illiustri" e lustrati lo indicano come persona non estranea ad un certo tipo di criminalità, vuoi vedere che il "cantastorie" è diventato un esperto grazie ai soldi che gli sono piovuti addosso? Come il proverbio: "chi va con lo zoppo impara la zoppia". Un miracolato! Una sorta di proprietà transitiva che lo rende il "prescelto" invaso dalla "divina" provvidenza. A questo punto è d'obbligo chiedersi: può un "paladino" che ha sfidato i "clan" con gesti plateali (come espletare un bisogno fisiologico in una vasca da bagno appartenuta ad un "famoso" camorrista), quanto meno, non indignarsi nel prendere i soldi da un editore che sembrerebbe essere legato a certi ambienti? Chissà? Dicono che i soldi non hanno odore o male che vada ci si può sempre turare il naso.
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